Giornata della Terra 2024: il decisivo contributo della Cina nel contrasto all'inquinamento causato dalla plastica

2024-04-21 00:00:00|CRI Online

Sono passati 54 anni dalla prima Giornata Mondiale della Terra, una ricorrenza che, dal 1970 in poi, si tiene ogni 22 aprile per celebrare l'ambiente e la salvaguardia del pianeta nel quale viviamo. L'edizione del 2024 è dedicata alla lotta contro la plastica e, non a caso, il titolo dell'evento è "Pianeta contro plastica". Si tratta di un tema altamente rilevante, che, proprio come tutti quelli riguardanti l'ambiente, richiede un'azione globale congiunta da parte di governi, istituzioni, imprese e cittadini. Anche perché esiste una sola "casa" per tutti i popoli del mondo, ed è dunque fondamentale che ciascun governo faccia la propria parte. Il sito web ufficiale della Giornata Mondiale della Terra, Earthday.org, chiede a gran voce l'eliminazione della plastica per il bene della salute umana e planetaria, nonché una riduzione della sua produzione del 60% entro il 2040. Ebbene, in quanto seconda economia mondiale, la Cina ha la responsabilità di prendere parte a questo sforzo globale per costruire un futuro condiviso.

A dire il vero, nel corso degli ultimi anni la nazione asiatica ha già fatto molti passi in avanti nella tutela dell'ambiente, considerando la lotta all'utilizzo della plastica uno dei capisaldi della propria agenda green. Nel 2022, ad esempio, la Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato il suo primo rapporto di ricerca sulla gestione dell’inquinamento da plastica, dal quale è emerso che il Paese è leader mondiale in termini di riciclaggio e riutilizzo dei rifiuti di questo materiale. Negli ultimi dieci anni, inoltre, la Cina – uno dei primi Paesi ad aver limitato la produzione e l’uso dei prodotti plastici - ha riciclato e utilizzato circa 170 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, pari al 45% del totale globale. Per meglio capire quale approccio sta utilizzando il governo cinese è fondamentale partire dall'iniziativa "sostituire la plastica con bambù". Si tratta di un piano nazionale triennale che, per ridurre l'inquinamento, punta ad eliminare gradualmente la plastica monouso e non biodegradabile nelle aree urbane e rurali, sostituendola con l'uso del bambù. Perché scegliere il bambù come alternativa alla plastica? In primis, perché stiamo parlando di una risorsa altamente rinnovabile. Dopo tre o cinque anni di crescita fino alla maturità, una foresta di bambù ben gestita può essere raccolta e utilizzata ripetutamente nei successivi 40-70 anni. A differenza della plastica, inoltre, gli oggetti in bambù, non finiscono nelle discariche perché biodegradabili.

Ci sono poi da considerare altri progetti tanto interessanti quanto efficaci, come quello attuato nella provincia dello Zhejiang e volto a neutralizzare l'inquinamento marino da plastica. In che modo? Impiegando la tecnologia blockchain e l'Internet delle cose per monitorare in modo completo l’intero ciclo di vita dell’inquinamento da plastica, comprendendo raccolta, rigenerazione, riproduzione e rivendita, e facendo leva su un efficace coordinamento tra imprese e cittadini. Una serie di parti interessate partecipa all'intero ciclo di vita del riciclaggio della plastica marina, che viene raccolta da pescherecci e navi commerciali locali insieme a centinaia di residenti costieri locali, quindi trasportata ad aziende che trattano e trasformano i rifiuti in particelle di plastica, come il PVC e PP, e cioè in materie prime pronte per essere riutilizzate. Questo modello di gestione, lanciato nel 2020 e denominato Cerchio blu (Blue Circle), ha tra l'altro vinto nel 2023 il premio Campione della Terra delle Nazioni Unite - il riconoscimento ambientale più prestigioso delle Nazioni Unite - per l'approccio innovativo al problema. Un problema che riguarda non solo la Cina ma l'intero pianeta. Nello specifico, il citato modello di gestione è stato avviato dal Dipartimento di Ecologia e Ambiente della provincia dello Zhejiang e da Zhejiang VisionBlue Technology, un'impresa high-tech focalizzata sullo sviluppo sostenibile marino. Al 30 ottobre 2023, il programma Blue Circle aveva attirato la partecipazione di 237 imprese, 10.200 navi e 61.800 persone in tutto lo Zhejiang, raccolto e trattato 10.900 tonnellate di rifiuti marini, (comprese 2.254 tonnellate di rifiuti di plastica), e contribuito a ridurre le emissioni di carbonio di 2.930 tonnellate.

La Cina è disposta, non solo a continuare nel suo percorso di sviluppo sostenibile, ma anche a collaborare con il resto del mondo per risolvere il comune problema dell'inquinamento. Le risorse di bambù, per fare un altro esempio, sono ampiamente distribuite nei Paesi in via di sviluppo che partecipano alla Belt and Road Initiative (BRI). È dunque possibile pensare ad una cooperazione mondiale tra più Stati per contrastare l'impatto ambientale causato dalla plastica monouso sfruttando i vantaggi della BRI. Non solo: il governo cinese ha investito molto in infrastrutture e tecnologia per migliorare le pratiche di gestione dei rifiuti, esplorando soluzioni coincidenti con impianti di termovalorizzazione e impianti di riciclaggio avanzati. Tutto questo know how può e deve essere condiviso con altri governi, compreso quello italiano, al fine di migliorare il lavoro comune per raggiungere un obiettivo comune: la salvaguardia dell'ambiente.