L’integrazione di culture, di storie, di lingue e di religioni sono la chiave per la continuità della civiltà cinese e italiana
Come dice un vecchio detto cinese: “Chi conosce l’antico e non il moderno, è come chi si sprofonda. Chi conosce il moderno e non l’antico, è come chi è cieco.”
Dal punto di vista dello studio delle civiltà classiche, l’obiettivo della prima Conferenza Mondiale di Studi Classici è quello di tracciare l’origine del pensiero umano, riassumere la saggezza della storia umana, scoprire le tradizioni della civiltà umana, rafforzare lo scambio e la comprensione reciproca delle civiltà e fornire ispirazione per risolvere i problemi del mondo moderno.
Il 7 novembre si è aperto a Beijing la prima Conferenza Mondiale di Studi Classici, sul tema “Civiltà Classica e Mondo Moderno”, che ha visto la partecipazione di 485 esperti e studiosi, tra cui 186 studiosi stranieri provenienti da oltre 30 Paesi, con quasi dieci esperti e studiosi italiani.
La Cina e l’Italia sono due civiltà antiche, ricche di scritti classici. Riccardo Cardilli, professore dell’Università di Roma Tor Vergata che occupa da tempo dello studio del diritto romano e del diritto cinese, ha una passione dei classici cinesi, in particolare al Libro degli Han e agli alcuni insegnamenti di Confucio.
Parlando del contributo che lo studio dei classici può offrire alla comprensione del mondo moderno, il professor Cardilli ha detto che il classico e la modernità sono nozioni relative, ma la cultura antica, senza dubbio, alimenta la contemporaneità e il rapporto tra noi e gli esseri umani del passato.
Allora gli studi classici possono guidarci nell’affrontare le sfide attuali dello sviluppo sociale? Il professor Cardilli ci dà la sua risposta.